Ventitrè anni fa arrivai all'Ospedale di Saronno, con l'aria saputa di chi è appena uscito dall'Università, e completamente incapace di guardare nella mente dei malati.
Mi accolse con un ghigno, poi provò ad insegnarmi la sua arte, con pazienza, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
E alla fine capii.
Che l'occhio sensibile vede più delle radiografie.
Che per guarire le malattie bisogna curare le persone.
Che non si può diventare un grande medico senza essere prima un grande uomo.